Articolo di: Sabatino Barone
Sabatino Barone 05 aprile 2019
SEO Specialist

Ricerca vocale, ecco come cambia la SEO nel 2019

Ricerca vocale, come cambia la SEO nel 2019
La voice search di Google modificherà l'approccio alla SEO? Cosa cambia con le query vocali? Tutto quello che hai bisogno di sapere sulla ricerca vocale!

Voice Search, l'alba di una nuova SEO


Cortana, Alexa, Siri. No, non sono nomi di esotiche top model, bensì degli assistenti vocali più conosciuti lanciati sul mercato dai big dell’industria IT. L’introduzione di questi dispositivi ha profondamente mutato lo scenario delle ricerche online. Basti pensare alla percentuale di utenti che invocano l’aiuto di Siri sui dispositivi iOS, lievitato paurosamente negli ultimi anni, o agli amici sorpresi (in evidente imbarazzo...) a esprimere volontà tipo “ehy google, mi racconti una filastrocca?”, nel tentativo di deridere il malcapitato Google Assistant. Che non sembra mancare di prontezza di spirito. A un quesito del genere non è improbabile, infatti, sentirsi rispondere frasi del tipo: “Quando ho scoperto cosa facevano le civette sul comò ci sono rimasto male, niente più filastrocche per me”. Il team che ha ideato il software ha pensato bene di includere esilaranti easter egg che si attivano al pronunciarsi di alcune richieste specifiche (e alquanto bizzarre…).

L’apertura di Chrome al mondo delle ricerche vocali (rese possibili anche su pc) ha contribuito a favorire la sua affermazione in maniera ancora più rapida e decisa. Ciò implica un ripensamento nel modo di fare SEO che, in quanto materia plastica e mutante, finirà ineludibilmente per adattarsi alle nuove logiche.

Nelle prossime righe proveremo a valutare l’impatto e gli ipotetici sviluppi futuri derivanti dalla comparsa in scena della ricerca vocale sulla SEO.
 

L’impatto della Ricerca vocale: da HAL9000 ad Alexa il passo è breve…


Diciamola come va detta: l’idea di parlare con una macchina, istruendola ad eseguire ogni nostro comando, è tanto avveniristica quanto seducente. Probabilmente non ci vorrà così tanto tempo perché si realizzi la visione profetica di Kubrick quando, col celebre HAL9000 (il supercomputer di bordo della nave Discovery in 2001: odissea nello spazio) aveva predetto l’avvento di un robot antropomorfo, capace di provare emozioni ed empatia, di riprodurre stati della mente umana, e addirittura di governare un’astronave. Certo, Kubrick si è spinto ben aldilà dell’immaginazione ed è altamente probabile che questo scenario resti confinato, per il momento, al campo della fantascienza. Ma intanto la Voice Search spopola e il suo impiego è destinato a crescere proporzionalmente.

Ma quando nascono i primi assistenti vocali? Il lancio ufficiale da parte di Google avvenne già nel 2009. In quasi 10 anni non solo si è assistito a una proliferazione (tanto che ad oggi tutti i principali leader del mercato IT hanno sviluppato almeno un vocal assistant, vedi Siri di iOS, Cortana di Windows, Alexa di Amazon, Google Assistant di Google e così via), ma anche ad un progressivo miglioramento delle features che ha portato questi dispositivi ai livelli che conosciamo. Oggi Google Assistant (così come Alexa di Amazon) è infatti perfettamente in grado di intrattenere una conversazione con l’utente, a differenza del suo precursore Google Now.

Oltre al graduale potenziamento, l’utilizzo degli assistenti vocali sta gradualmente compenetrando vari ambiti della vita quotidiana, uno su tutti: la domotica. Pensate all’approdo sul mercato di Alexa e Google Home. E’ plausibile immaginare che il ricorso alla ricerca vocale diventi sempre più frequente, e che addirittura possa diventare predominante su quella scritta.

Diverse ricerche a riguardo confermano questo trend: si stima che oltre il 20% delle ricerche da mobile sono vocali. Trend ragionevolmente destinato a salire nei prossimi anni. Va da sé che, sulla base di queste previsioni, si delinea all’orizzonte uno scenario del tutto nuovo per la SEO, dominato da un’incognita gigantesca che ruota attorno al quesito: che cosa ne sarà della SEO tradizionale, nuda e cruda, quella delle keyword, dei TITLE e delle DESCRIPTION? La vocal search rappresenta davvero l’ultimo chiodo della bara della SEO?

Al netto di prematuri allarmismi post-apocalittici, proviamo a riflettere sulle implicazioni della ricerca vocale.
Il primo evidente cambiamento riguarda direttamente l’approccio alla voice search. Quando effettuiamo una ricerca vocale infatti, siamo soliti dire la prima cosa che ci viene in mente. In altre parole, non ci prendiamo qualche secondo per razionalizzare (a differenza di quanto accade nella ricerca scritta) e pensare alla formulazione ottimale della query di ricerca. Questo implica un totale ribaltamento del paradigma mainstream della SEO, vale a dire quello tradizionale, “meccanico”, fondato sulle ricerche per parola-chiave.

Verosimilmente nella ricerca vocale (e nelle previsioni di Matt Cutts) si ricorrerà sempre piú alle keyword long-tail, o a frasi molto vicine al linguaggio parlato. Quest’ultima affermazione impone un’ulteriore riflessione: l’aspetto semantico diventerà sempre piu predominante fino a scalzare definitivamente quello sintattico. Ad oggi, infatti, nonostante Google abbia notevolmente raffinato le proprie capacità interpretative e di valutazione del significato di un testo (grazie agli update di machine learning Hummingbird, RankBrain e Penguin) e dello user-intent, non è chiaro in che misura questa valutazione impatti sul posizionamento. In altre parole, mentre la notevole capacità sintattico/grammaticale di Big G è stata acclarata negli anni, permangono perplessità circa la sua perizia semantica.

La rivoluzione della Voice Search interesserebbe tutti gli aspetti che gravitano intorno all’universo SEO, dall’utente a Google. Si perché se lato-utente l’approccio muta in profondità, si può dire lo stesso per i motori di ricerca. Ciò si deve al ricorso sempre più frequente al linguaggio colloquiale, alle forme conversazionali tipiche del parlato. Spesso si passa dall’affermazione alla domanda. Così, per fare un esempio, si passerà dal digitare una keyword del tipo “hotel a bologna” a domandare a voce “dove trovo l’hotel più vicino a me?”. E’ chiaro che la modalità influisce sulla capacità di valutazione finale del motore di ricerca.

Non è un caso che da quando la Voice Search ha iniziato a diffondersi si è assistito a una proliferazione di ricerche “conversazionali”, ovvero quelle caratterizzate da espressioni mutuate dal linguaggio parlato, come: “ho bisogno”, “devo”, etc.. Questo interessante articolo approfondisce il concetto.


Perché la ricerca vocale funziona?


La Voice Search, come tutte le innovazioni, lascia un alone di mistero e scetticismo difficile a diradarsi (almeno nel breve periodo). Gli addetti ai lavori si stanno accostando con le dovute precauzioni a questa nuova modalità, considerato l'impatto potenziale: gli esperti SEO sarebbero obbligati a rivedere le proprie strategie, adeguandole ai nuovi scenari.

Eppure la ricerca vocale dischiude enormi vantaggi per gli utenti. In primis, la possibilità di instaurare un vero e proprio dialogo con la tecnologia, pur trattandosi in realtà di un suo simulacro. Ne consegue che il rapporto con quest’ultima viene elevato a un grado di umanizzazione e di coinvolgimento empatico senza precedenti, e Big G (o i suoi simili) considerato alla stregua di un confidente-oracolo, capace di esaudire ogni richiesta in brevissimo tempo. Il discorso potrebbe tranquillamente ascriversi all'interno dell’annosa (e molto complessa) questione del complesso rapporto tra uomo e tecnologia, che per ovvie ragioni non approfondiremo in questa sede.

Altro motivo, apparentemente scontato (ma non per questo meno importante), per cui il ricorso alla ricerca vocale sta aumentando, è da ricercare nella velocità di reperimento delle informazioni. Pensate al tempo che si risparmia nel dettare vocalmente la ricerca anziché digitarla. Ma oltre alla spaventosa rapidità di accesso alle informazioni, la voice search da la possibilità di effettuare ricerche senza dover interrompere altre attività in fase di svolgimento. Insomma, grazie agli assistenti vocali è possibile fare più cose simultaneamente. Pensate all’enorme beneficio insito in questa affermazione: in una società caratterizzata da ritmi sempre più frenetici, in cui è necessario stare sul pezzo e possedere un'attitudine multitasking, dove la produttività ricopre un ruolo cruciale, risparmiare qualche secondo o poter dedicarsi a piu attività contemporaneamente è manna dal cielo...


Come fare SEO ai tempi della ricerca vocale


Molti SEO specialist di spessore internazionale si stanno interrogando sugli scenari derivanti dall’impatto della Voice Search. Tra questi Brian Dean di backlinko che ha approfondito le sue riflessioni in questo interessante articolo. La domanda sorge spontanea: quali sono gli accorgimenti da adottare con la ricerca vocale?

Una buona strategia di ottimizzazione in questa prospettiva non può ignorare alcuni fattori.
Osserviamoli nel dettaglio.
  • Contenuti di qualità. Fin qui nulla di nuovo: si tratta di uno degli incipit più inflazionati di ogni corso SEO, che abbiamo sentito ripetere allo sfinimento dagli addetti ai lavori. Ma anche in questo caso a mutare leggermente è la prospettiva, laddove per contenuti di qualità si intende facili da leggere, prossimi al linguaggio umano e redatti con naturalezza. Cosa significa? Periodi brevi (evitando arzigogoli inutili per intenderci), elenchi puntati, no vocaboli oscuri. Nello specifico, Dean suggerisce la creazione di pagine FAQ, perfettamente adattabili alla ricerca vocale in quanto rispondono a una domanda diretta
  • Https. Lo stesso studio di Dean dimostrerebbe come i siti in Https siano in forte predominanza rispetto ai siti che ne sono privi. Questo atteggiamento si deve al “giro di vite” di cui si è reso protagonista Google negli ultimi anni, oramai sempre più sensibile alla sicurezza dei propri utenti.
  • Snippet concisi. Occorre prestare la massima attenzione nel realizzare gli snippet dei risultati di ricerca (il tag-TITLE e la meta-DESCRIPTION per intenderci), che non dovrebbero superare un certo limite di parole (per evitare che vengano automaticamente troncati in SERP) e devono avere caratteristiche di brevità e incisività.
  • Profondità dei contenuti. Dalle ricerche sulla Voice search emerge che non conta tanto il numero di parole, quanto la profondità dei contenuti, l’esaustività e la capacità di rispondere (in qualche modo prevedendo) alle domande degli utenti. Ecco spiegata l’importanza di una pagina di FAQ.
  • Dati strutturati. Sicuramente uno dei topic trends 2019 legati alla SEO. I dati strutturati facilitano la “lettura” e l’interpretazione del contenuto di una pagina ai motori di ricerca. Stanno acquisendo un’importanza crescente, come sottolineato da John Mueller in questo video. E’ piuttosto legittimo pensare che questi possano risultare molto preziosi per la vocal search, in particolar modo una tipologia specifica conosciuta come speakable (presente su Schema.org), che permette di identificare le sezioni interne a una pagina Web più adatte alla riproduzione audio tramite sintesi vocale (TTS)

Abbiamo visto come l’approccio legato alla Voice Search muta radicalmente il modo di cercare informazioni sui motori di ricerca, spingendo gli esperti in materia a ripensare le metodologie tradizionali. Queste, infatti, semplicemente non sono più sufficienti, ma andrebbero ampliate e integrate in previsione di un cambiamento epocale per la SEO (per la verità già in atto). Si comprende a questo punto come la visione keyword-centrica sia eccessivamente schematica e riduttiva. L’architettura dei siti e, più in particolare, quella dei contenuti andrebbe ripensata in maniera più fluida e flessibile, preferibilmente evitando di ragionare per compartimenti stagni.  

In fondo gli internauti si sono evoluti e con essi il linguaggio del web. Il vecchio e ingessato binomio “1 keyword-1 pagina web” è ormai obsoleto. Gli utenti stanno diventando sempre più esigenti nei confronti del web, che pretendono onnisciente e “smart” , ovvero in grado di interpretare tutte le loro richieste. Ma niente allarmi, si tratta di una rivoluzione non dell’apocalisse. Non per forza deve essere inquadrata come una minaccia, un cambiamento negativo. Rivoluzione è sinonimo di cambiamento, e in quanto tale apre a nuovi scenari. Proviamo a inquadrare la Voice Search in questi termini e battiamo la strada in cerca delle strategie più adatte e proficue. 

Ed ecco che, giunti al termine di questo percorso, HAL9000 appare un traguardo perfettamente raggiungibile: una profezia che sta autoavverandosi.
 
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